Coppi: «Cosima e Sabrina in cella da 6 anni e non dicono loro il perché»


Un processo kafkiano quello a carico di Cosima Serrano e Sabrina Misseri, in carcere per l'omicidio della piccola Sarah Scazzi: da un lato una madre e una figlia condannate all'ergastolo, dall'altro papà Misseri, reo confesso per l'omicidio della nipote, ma che continua a vivere nella villetta dove è stata uccisa la ragazza. Una vicenda caratterizzata da molti colpi di scena, tra cui una giudice popolare ricusata e un testimone che racconta i sogni, da una attenzione mediatica senza precedenti, e da una condanna a vita pronunciata nonostante l'assenza di prove.
Ad un anno dalla sentenza di appello - 27 luglio 2015 - , ancora non sono state depositate le motivazioni. Ancor peggio di quanto accadde in primo grado, quando l'attesa durò 11 mesi. Secondo l'articolo 544 del Codice di procedura penale, le motivazioni andrebbero rese note non oltre il novantesimo giorno dalla pronuncia della sentenza. Ma si sa che in Italia la giustizia molto spesso o non funziona o funziona male. Il 29 luglio il ministro Andrea Orlando ha disposto un’ispezione nel Tribunale di Taranto per capire come sia possibile che due persone ancora non sappiano perché dovranno probabilmente scontare un ergastolo. Bisogna comunque vedere come si concluderà il giudizio della Cassazione. E intanto le due donne gridano la loro innocenza ma sono da sei anni in custodia cautelare. La carcerazione preventiva è una vergogna per il nostro Paese: se ne abusa, come emerge dagli ultimi dati del rapporto Antigone. Sono quasi 19000 quelli in attesa di giudizio, tra cui anche Cosima e Sabrina. Nel 2013 i radicali di Marco Pannella proposero un referendum con l'obiettivo di ridurre i casi in cui fosse stato possibile ricorrere alla custodia cautelare; ma purtroppo non si raccolsero abbastanza firme per presentarlo. Per fare il punto sulla situazione, abbiamo intervistato l'avvocato di Sabrina Misseri, il professor Franco Coppi.   

Avvocato,  come spiega questo ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza di appello?

Spiegazioni non ne ho, perché le spiegazioni presupporrebbero qualcosa di giustificabile. Per me, un anno per scrivere una sentenza, per quanto il processo possa essere complesso e delicato, è un tempo incomprensibile. Quindi non riesco ad immaginare nessuna possibile giustificazione.

Il ministro della Giustizia ha avviato accertamenti preliminari sul caso dei ritardi nella motivazione della sentenza. Arriva troppo tardi questa iniziativa?

Il Ministro agisce quando viene a conoscenza di un fatto, non può conoscere di ogni processo tempi e scadenze. Noi abbiamo aspettato pazientemente, rendendoci conto di tutto - dei tempi, delle fatiche, di altri impegni etc -. Poi però abbiamo sollevato la questione e il Ministro ha agito con assoluta tempestività. 

Ricordiamo che un giudice incaricato di redigere le motivazioni ha chiesto ed ottenuto una proroga per i termini del deposito, perché impegnato in una commissione di un concorso per entrare in magistratura.

Le ragioni della proroga non le conosco ma so che è stata ampiamente superata. La sentenza sarebbe dovuta comunque essere depositata dopo i secondi 90 giorni; ma sono trascorsi altri sei mesi dopo la proroga. Poi comunque uno può anche rinunciare ad assumere un incarico se deve fare altre cose.

Molti giudicano grave il fatto che due persone siano da circa 6 anni in custodia cautelare. Come può essere giudicata pericolosa socialmente una ragazza di 28 anni incensurata? Sulla base di cosa?

Lei mi ha posto una bella domanda. Io infatti dovrei risponderle che non se ne comprendono le ragioni. Per di più la sentenza di primo grado aveva parlato di un delitto d'impeto. Quindi in un Paese civile, seppur con le dovute precauzioni e attenzioni, si aspetta una sentenza definitiva prima di sbattere una persona in galera. In questo caso, Sabrina Misseri ha già scontato sei anni di pena.

Quali sono secondo Lei le anomalie più importanti e gravi che hanno caratterizzato le indagini e i primi due processi?

Ce ne sono talmente tante che potremmo parlarne per un giorno intero. Basterebbe pensare alla Corte di Cassazione che ha annullato per ben due volte provvedimenti cautelari per mancanza di indizi e al fatto che, nonostante ciò, l'accusa sia andata avanti sempre nei confronti di Sabrina modificando il tiro. Oppure si pensi ad un provvedimento in cui la difesa è stata autorizzata a svolgere attività difensiva in carcere purché alla presenza del pubblico ministero.   

Il pm Antonella Montanaro nella sua requisitoria aveva dichiarato, pur chiedendo la conferma dei due ergastoli: «Non ci sono prove, ma tanti indizi gravi e concordanti». Dall'altro lato c'è la confessione di Michele Misseri. Alla luce di questo, per come è configurato in Italia, Lei ritiene che un processo di questo tipo possa offrire sufficienti garanzie per l'imputato o pensa piuttosto che ci sia bisogno di una riforma del processo in cui valgano solo prove oggettive e scientifiche?

Da che mondo e mondo laddove ci sono stati indizi gravi, precisi e concordanti sono state pronunciate sentenze di condanna. Non è sempre possibile avere la fotografia del delitto con l'autore con il coltello in mano mentre colpisce il cuore della vittima. È quindi chiaro che nella formazione del giudizio si procede anche attraverso gli indizi. Nel caso in questione però secondo noi non c'erano gli indizi gravi, precisi e concordanti. Casomai se c'erano prove erano a carico del padre, di Michele Misseri, il quale ha sì modificato le sue versioni  - prima accusato, poi ha ritrattato la confessione, poi ha ritrattato la ritrattazione - però ogni volta dando una giustificazione delle sue modifiche e quindi offrendo al giudice, a nostro avviso, una prova di grande spessore. Era una confessione confortata da tutta una serie di riscontri.

Che incidenza ha avuto sui giurati la costruzione che i media hanno fatto delle imputate? 

Non le posso rispondere direttamente perché dovrei stare nella mente e nel cuore di tutti i giurati. Ma ho sempre visto con grande preoccupazione, non solo in questo caso, la celebrazione e l'anticipazione del processo che molto spesso vengono fatte nei mezzi di comunicazione, in particolare in televisione. Certamente il giudice, probabilmente anche quello professionale, può essere influenzato, ma certamente i giudici non professionali, quali sono i giudici popolari, possono essere condizionati da un bombardamento mediatico a cui sono sottoposti ancor prima di essere sorteggiati per far parte della giuria.

Di che male soffre la giustizia italiana?

Innanzitutto bisognerebbe drasticamente ridurre i casi di custodia cautelare durante il procedimento. Non escludo ovviamente che ci siano dei casi clamorosi rispetto ai quali non si può non pensare alla custodia cautelare ma a me pare che ci sia un abuso di essa. Bisogna avere il coraggio di applicarla solo per esempio quando ci sia la certezza che l'imputato stia inquinando le prove, solo quando ci sia la sicurezza di una reiterazione dei fatti. Invece nel caso nostro c'è molta ed eccessiva larghezza nell'uso delle misure cautelari. E questo è un tema che andrebbe certamente approfondito.  

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