Intervista doppia a Maurizio Turco e Marco Cappato a poche ore dal Congresso del Partito Radicale


di Valentina Stella (Il Dubbio 01/09/2016)
Oggi nel carcere romano di Rebibbia si aprono, alla presenza del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, i lavori del 40° Congresso Straordinario del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito sul tema "da Ventotene a Rebibbia". Nei corridoi di Torre Argentina in molti sono  sicuri che sarà un congresso combattuto sui contenuti politici e sulla forma che il Partito radicale dovrà assumere dal 4 settembre in poi.  In assemblea si confronteranno, e molto probabilmente scontreranno, il gruppo che si è riunito intorno ai dirigenti di Radicali Italiani, il segretario Magi, il presidente Cappato, il tesoriere Federico, e quello  che si è aggregato intorno a Maurizio Turco, tesoriere del Partito Radicale. Per capire che aria tira a poche ore dall'inizio dell'assemblea radicale abbiamo posto le stesse domande proprio a Turco e Cappato.
Questo è il primo congresso senza Marco Pannella e preceduto anche da molte discussioni interne. Che appuntamento sarà?
CAPPATO: Pannella denunciava l’involuzione delle liberaldemocrazie in anti-democrazie, dove la ragion di Stato prevale sullo Stato di diritto. La situazione continua a peggiorare perché terrorismo e guerre fanno prevalere nazionalismi e logiche emergenziali. A Rebibbia dovremo discutere di obiettivi e strumenti per spezzare questo circolo vizioso.
TURCO: Il Partito Radicale è stato quello che Marco Pannella ha concepito e organizzato per mezzo secolo. Perché accadesse ha dovuto "rinunciare" sempre a qualcosa: fosse l'orgoglio, il denaro o una qualsiasi forma di potere; Pannella, a differenza di tutti, preferiva "avere torto con il partito che ragione da solo". Sarà quindi il Congresso in cui non ci sarà Pannella a proteggere i 'chiagn e fotte' che in questi anni lo hanno prima adulato, poi deriso, finendo per illudersi di rottamarlo, operazione impossibile visto che Pannella ha sempre avuto una visione biodegradabile e non ideologica della politica. L'esatto contrario di quel che Roberto Cicciomessere - che è stato militante nonviolento, dirigente politico, segretario del Partito e parlamentare per sei legislature - ritiene essere il contendere di questo congresso: l'uso del brand. Per chi lo pensa vorrebbe dire l'autorottamazione di quello che per anni hanno ritenuto o professato di essere.
Ha fatto molto discutere  la scelta di tenere il congresso a Rebibbia. Tu cosa pensi di queste polemiche?
CAPPATO:Detenuti e agenti comprendono meglio di chiunque altro le conseguenze della violazione delle leggi da parte dello Stato, perché le vivono costantemente sulla propria pelle, e sono dunque un patrimonio di intelligenza capace di creare politica. La questione di come garantire in carcere un congresso aperto alla partecipazione di tutti non era una polemica, ma un’esigenza reale.
TURCO: Purtroppo non c'è stata la polemica politica ma misere prese di posizione. Prima si è sostenuto che era un congresso illegittimo; poi, gli stessi hanno invitato amici e simpatizzanti a partecipare; infine, è stato fatto un appello a chiunque a registrarsi per entrare a Rebibbia anche se non iscritti al Partito Radicale e nemmeno certi di partecipare. Cosa non si fa per un brand!
Molti hanno anche messo in dubbio la legittimità della convocazione;  qualcuno ha ventilato l'esistenza di una vera e propria resa dei conti all'interno del Partito Radicale, addirittura di un sua possibile chiusura.
CAPPATO:Sono le condizioni esterne a minacciare la vita della galassia radicale. Avere avuto ragione in anticipo su tanti temi diventa quasi una condanna se poi le persone non sono in grado di conoscerti e riconoscerti. E’ pur vero che la fuga dai problemi esterni attraverso la caccia ai nemici interni è un classico di ogni settarismo. Spero sapremo evitare.
TURCO: Chi parla di resa dei conti vuole auto assolversi per non parlare dei suoi comportamenti politici. Pannella definì "lanciatori di merda" coloro che volevano normalizzare il partito, farlo diventare un partito come gli altri, più ap-pagante. Mentre la chiusura è una costante: per coprire il debito con l'autofinanziamento attuale sono necessari due anni. Su questo siamo ricchi di assordanti silenzi.
Al Congresso si discuterà anche della "forma-partito".  Secondo te lo Statuto del 1967 è ancora attuale od occorre pensare a formule organizzative diverse?
CAPPATO: Lo Statuto in vigore garantisce la libera adesione di qualsiasi cittadino del mondo e prevede diverse possibilità di aggregazione tematica e territoriale. E’ una buona impostazione, federalista, che va fatta funzionare. Forse la rivoluzione digitale rende il compito finalmente possibile.
TURCO: Pannella è riuscito a dar vita alla più lunga esperienza di un partito libertario: a cui si potesse iscrivere chiunque e ne avesse la responsabilità, eleggendo sempre gli organi a voto segreto. Può esistere per un tempo consistente un partito libertario senza Pannella? Ne dubito e con coloro che ci sono stati in questi ultimi due anni proveremo a non banalizzare questa storia.
La connotazione transnazionale del Partito Radicale ha ancora una sua ragion d'essere?
CAPPATO: Sì. Che gli Stati nazionali non siano adeguati per governare questioni come l’immigrazione o il riscaldamento del pianeta è ormai persino una banalità. Ma nessun altro sembra accorgersi dell’importanza di occuparsene attraverso un soggetto politico che consenta a ogni essere umano di deliberare democraticamente e agire direttamente in una dimensione transnazionale e transpartitica, dando priorità di metodo alla nonviolenza.
TURCO: Tutti i grandi problemi del nostro tempo hanno una dimensione transnazionale a differenza di quella di chi dovrebbe governarli che è localistica ed elettoralistica.
Quali sono le due linee politiche che si confronteranno/scontreranno al Congresso?
CAPPATO: C’è chi contrappone transnazionalità a localismo, ma non ha senso perché le città sono attori globali e il federalismo parte dall’individuo. Nemmeno contrapporre le campagne su Stato di diritto e giustizia alle altre ha senso, perché l’attenzione al diritto attraversa tutta l’azione radicale. C’è stato uno scontro sull’utilizzo del termine “radicali” alle ultime elezioni, che si supererà se, dal punto di vista politico-elettorale, si avrà la forza di dar vita a un progetto più grande.
TURCO: La linea è tra chi ha operato con Marco e chi lo avrebbe voluto politicamente seppellire da vivo. Chi si è sottratto al confronto ha assunto comportamenti che divergevano con quello che in passato voleva o si proponeva di voler essere. Marco era ben consapevole di questo e il suo ultimo atto stra-ordinario è stato quello di ripagare i suoi detrattori con un "amore amore amore".
Pensi di candidarti per assumere un ruolo nel gruppo dirigente che verrà eletto dal Congresso?
CAPPATO: Più che dei ruoli che ciascuno vorrebbe assumere, c’è il problema della creazione di una classe dirigente davvero transnazionale, senza la quale il Partito radicale rimarrebbe un progetto incompiuto.

TURCO: Faccio da sempre parte di un gruppo diligente nel quale non si entra per elezione o cooptazione. Per me non è importante "vincere" o "perdere" ma uscire dal congresso con un gruppo di persone con cui condividere una comune teoria della prassi e con le quali dedicarci a non disperdere l'immenso patrimonio che ha lasciato Marco e che in buona parte deve essere ancora scoperto, conosciuto, capito. 

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