HABEAS CORPUS! NIENTE CADAVERE, NIENTE DELITTO

di Valentina Stella

Guerrina Piscaglia scompare il primo maggio 2014: da allora di lei nessuna traccia. Padre Graziano è stato condannato a ventisette anni di carcere per l’omicidio della donna. Un omicidio però senza il ritrovamento del corpo; una decisione costruita sugli indizi. Non è l'unico caso in cui un cadavere non viene ritrovato ma la macchina della giustizia procede nei confronti di uno o più sospettati. Pensiamo al caso di Isabella Noventa: la segretaria di Albignasego viene uccisa nella notte tra il 15 ed il 16 gennaio scorso. In carcere per l'omicidio finiscono Freddy Sorgato, con cui aveva una relazione ballerina, la sorella di lui Debora, e la tabaccaia Manuela Cacco, innamorata di Freddy.  I tre si accusano a vicenda ma anche in questo caso manca un corpo per verificare le dichiarazioni dei tre indagati. E poi c'è la vicenda di Roberta Ragusa: della donna si perdono le tracce quattro anni e mezzo fa a Gello, una piccola frazione alle porte di Pisa. Il marito Antonio Logli, dopo essere stato prosciolto «perché il fatto non sussiste» dal gup Giuseppe Laghezza dalle accuse di aver volontariamente ucciso la moglie e di averne occultato il cadavere, il 18 novembre tornerà davanti a un giudice per l’udienza preliminare-bis disposta dalla Corte di Cassazione.
Approfondiamo la questione con Gennaro Francione, magistrato, scrittore, attore e regista di teatro internazionale. In Italia sono molti i casi come quello di Guerrina? Ci sono stati casi anche se devo rilevare una certa cautela ad opera dei giudici proprio per il mancato rinvenimento del corpo che impedisce ovviamente di affermare un delitto se non in via spesso di assoluto azzardo. L'archiviazione del caso della scomparsa di Manuela Teverini, in cui venne incriminato il marito Costante Alessandri, avrebbe dovuto fare da pilota a processi analoghi. Di lei si persero le tracce nell'aprile 2010 a Capannaguzzo, frazione di Cesena. Si stava per separare dal marito su cui s’indirizzarono i sospetti che sembrarono avvalorati dalla confessione che Alessandri fece ad una prostituta, salvo giustificarla sostenendo di aver voluto provocare gli inquirenti per essersi accorto che veniva intercettato. Dopo la ritrattazione del marito, il caso fu definitivamente archiviato. Nei casi di scomparsi s’impone un giudizio di gran rigore. Senza ritrovamento del corpo nessuno potrà essere accusato di omicidio e occultamento di cadavere. E, invece, ecco la condanna di padre Graziano: il trionfo del processo indiziario su base romanzesca. Non si può condannare qualcuno senza aver ritrovato il corpo? Habeas corpus! Se non si trova il corpo, non si potrà processare né condannare chicchessia. Il processo per l’assassinio di Guerrina Piscaglia è frutto, secondo il mio parere,  di una superfetazione giudiziaria proprio perché non è stato trovato il corpo della donna, non potendosi escludere che la stessa se ne sia scappata o sia morta accidentalmente o che altri l’abbiano uccisa nascondendone i resti. Se anche fosse morta davanti al prete, è responsabile lui della sua morte o altri che il religioso copre? E, se avesse provocato lui la morte, cosa gli si può imputare: omicidio volontario, colposo, preterintenzionale?
Cosa pensa invece del caso di Isabella Noventa? Dalle testimonianze dei tre risulta che la donna è stata sicuramente uccisa e, quindi, sappiamo che hanno contribuito certamente all'occultamento del cadavere. Il problema di fondo rimane, perché senza corpo e senza arma del delitto sarà difficile per una corte rigorosa sfuggire alla trappola Bebawi. Il caso Bebawi fece epoca negli anni ’60. I coniugi Youssef e Claire Bebawi furono accusati di aver ucciso il ricco industriale Faruk Chourbagi, amante della donna. Il processo di primo grado si chiuse con l'assoluzione per insufficienza di prove: lui accusava lei, lei lui. Nell’appello furono condannati entrambi sulla base degli stessi elementi del primo grado, il che già la dice lunga perché nell’oscillazione tra gradi non si capisce come si può essere sicuri della colpevolezza. Il gioco Bebawi era, quindi, di lanciarsi accuse reciproche ma chi aveva  veramente ucciso Chourbagi? Dubbio terribile e irrisolvibile che si ripropone nel caso Noventa. Un'altra vicenda che suscita clamore è quella di Roberta Ragusa. Qui il martellamento delle informazioni sull’omicidio ad opera del marito e sull’occultamento del cadavere restringono l’attenzione della gente su una sola possibilità: la donna è stata oggetto di delitto da parte del Logli. Qui il processo si è svolto a fisarmonica con proscioglimento del Logli per cui poi è iniziato un nuovo procedimento. In più luoghi abbiamo espresso contrarietà a riforme di sentenze con richiesta di condanna, una volta intervenuta assoluzione in un grado di giudizio. In tal caso, infatti, non è lo stesso verdetto assolutorio a costituire quanto meno un ragionevole dubbio d’innocenza? Vorrei aggiungere che un vero e proprio esercito è quello delle persone scomparse dal 1974 ad oggi. Se ne contano centinaia di migliaia e ne sono state ritrovate l’80 % circa. Ma possibile che tutti quanti gli scomparsi siano morti ammazzati? Di sicuro no. Molti di quelli ritrovati risultano spariti volontariamente, per perdita della memoria, oppure morti per patologie sopravvenute fulminanti, accidenti naturali etc. Quali sono i parametri per un giusto processo? Li ho raccolti e posti  alla base del Movimento per il Neorinascimento della Giustizia (MOV.RIN.GIU) da me fondato. Emblematico è che ancor oggi si svolge il processo indiziario col rischio di condannare innocenti, sovvertendo la massima di Voltaire: “È meglio correre il rischio di salvare un colpevole piuttosto che condannare un innocente". Nel campo penale il MOV.RIN.GIU sostiene i seguenti principi: lotta al processo indiziario, giudice di quartiere e d'intervento web, nomofilachia (ndr garanzia dell’uniforme interpretazione della legge e dell’unità del diritto oggettivo nazionale) nel favor rei, verdetti innovativi pro deboli contro i forti, doppio grado di giudizio, diritto medicinale (il “medievale diritto penitenziale” basato sulla punizione va sostituito con un neoumanistico “diritto medicinale” che prevede cura, sanzioni e misure di sicurezza), separazione delle carriere e, infine, una gigantesca rotazione dei giudici nell’unificazione di tutte le magistrature in incarichi pro tempore.
Il processo indiziario tutela l'imputato? I processi si fanno per prove forti non per indizi che servono solo a creare congetture, invalidate se non si trovano riscontri tali che qualunque sperimentatore arrivi allo stesso risultato. Questo è il processo scientifico popperiano. Gl'indizi servono solo ad aprire piste d'indagine ma poi se non si trovano prove forti il processo cade. Il brocardo “Bastano tre indizi per fare una prova” è falso! Mille indizi non formano una sola prova come mille conigli formano una conigliera e non certo un leone! Scoprire gli autori dei delitti è tutt'altro che semplice. Il delitto perfetto esiste e come. E la giustizia annaspa anche inconsciamente alla ricerca di colpevoli a tutti i costi per mostrare che funzioni. Dobbiamo pretendere solo prove forti e su di esse condannare, quindi non solo la confessione e/o la pistola fumante, ma anche intercettazioni telefoniche inequivocabili, testimonianze nette incrociate, rilievi scientifici sicuri al 100 % e impeccabili proceduralmente. Il processo indiziario non è previsto dalla legge? In Italia il processo indiziario non era previsto dal codice Rocco ma fu elaborato dalla giurisprudenza e introdotto nell'attuale codice di procedura penale. L’art. 192 c.p.p. ha creato un sistema d'interpretazione dei dati fondato in primis sulle prove e solo in via marginale sugli indizi "gravi, precisi e concordanti". Oggi secondo statistiche il 90 % dei processi si svolge su base indiziaria per cui quello che doveva essere un processo eccezionale è diventato la regola con altissimo rischio di mettere dentro persone innocenti. Cosa ne pensa dei processi in tv? Hanno usurpato gli schermi a ogni ora del giorno e della notte, taluni subdolamente colpevolisti per aumentare l’audience. Sono talmente invasivi che in un caso hanno addirittura anticipato inspiegabilmente il verdetto di condanna di qualche minuto. Il problema è il peso che questi processi spettacolarizzati generano su giudici togati e popolari, compromettendo gravemente la verginità cognitiva delle corti. (Il Dubbio 03/11/2016)



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