Franco Mastrogiovanni: la storia, la giustizia, la campagna #diamovoceafranco


Il Dubbio 31 12 2016

LA STORIA
Quelle 87 ore di agonia


Il 4 agosto del 2009, dopo circa quattro giorni di Tso  - Trattamento Sanitario Obbligatorio - il maestro di scuola elementare Francesco Mastrogiovanni muore a causa di un edema polmonare acuto presso il reparto di psichiatria dell'ospedale San Luca, a Vallo della Lucania (Salerno).  L'uomo era stato ricoverato dopo che l'allora sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso l'anno dopo in un attentato probabilmente di matrice camorristica, aveva ordinato un Tso a seguito di una segnalazione dei vigili urbani che lo avevano visto guidare ad alta velocità e provocare incidenti. Mastrogiovanni verrà individuato presso il campeggio dove stava trascorrendo le vacanze: lì si rifiutò di consegnarsi alle autorità e cantando versi anarchici si gettò in mare, dove rimase per due ore circondato dagli agenti e dagli addetti della Asl. Quello che accadrà dopo è storia nota grazie alle telecamere di videosorveglianza dell'ospedale che hanno mostrato le condizioni disumane in cui è stato abbandonato il 58enne campano nelle successive 87 ore.  Il 15 novembre scorso la Corte di appello di Salerno ha emesso una sentenza di condanna nei confronti di sei medici e anche di undici infermieri (questi ultimi erano stati assolti in primo grado) presenti nei giorni di agonia di Mastrogiovanni, durante i quali l'uomo, come si legge nella sentenza di primo grado fu abbandonato seminudo su un letto,  "fu contenuto per tutto il periodo del suo ricovero senza manifestare alcun sintomo di violenza né verso sé stesso, né nei confronti  dei sanitari e degli altri malati, né di aggressività verbale; inoltre rimase senza mangiare e bere, e non fu mai liberato delle fascette impiegate per immobilizzargli i polsi e le caviglie". I reati accertati per i medici, a cui i giudici hanno revocato l'interdizione dai pubblici uffici, sono: sequestro di persona, morte come conseguenza di altro delitto (il sequestro) e falso pubblico. Inoltre i giudici hanno  ritenuto gli infermieri, come i medici, responsabili dei medesimi reati, di non avere cioè prestato la dovuta assistenza al malato, che ne ha cagionato poi la morte. Loro si erano difesi in primo grado dicendo di aver semplicemente obbedito ai medici per quanto concerneva la contenzione fisica e farmacologica. Per tutti la pena è sospesa, ma  sono stati condannati al risarcimento dei danni che saranno quantificati in sede civile. (VS)




di Valentina Stella
In attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza di secondo grado sul caso Mastrogiovanni abbiamo intervistato Michele Capano, avvocato della sorella della vittima. Avvocato, in secondo grado è arrivata anche la condanna per gli infermieri. In appello i giudici hanno fatto un ragionamento diverso rispetto a quello di primo grado: di fronte ad un ordine di tipo manifestamente criminale, come quello della contenzione ininterrotta e prolungata  nel caso in questione, non è possibile giustificare una persona che ubbidisce. Potremmo dire che i giudici hanno stabilito il dovere alla disobbedienza di questi infermieri: disobbedire è doveroso quando  ti viene ordinato di delinquere.  Può ritenersi complessivamente soddisfatto della sentenza? Ritengo positiva la sentenza perché il punto di principio che riguarda anche la responsabilità degli infermieri era il vero nodo da sciogliere. Certo non è stata una sentenza severa dal punto di vista delle pene inflitte, ma da Radicale il tema mi appassiona poco... piuttosto si è cominciata ad illuminare la grande zona d'ombra delle condizioni di svolgimento dei Tso. Però forse è da sottolineare negativamente il fatto che i medici continuino a svolgere il loro lavoro come se niente fosse.  Sì, la sentenza d'appello ha anche cancellato l'interdizione temporanea dalla professione, che riguardava i medici, ma il nodo è rappresentato dalla tutela dei pazienti che sono sottoposti a Tso...Presso la procura della Repubblica di Lagonegro pende una indagine per la morte di un ragazzo, Massimiliano Malzone,  avvenuta lo scorso anno nell'ospedale di Sant'Arsenio e che era stato curato da alcuni degli stessi medici coinvolti nel caso Mastrogiovanni, e non è l' unico caso di morte "da Tso nell' ultimo anno nella sola provincia di Salerno. Anche presso taluni psichiatri è presente incredibilmente l' idea che quando un cittadino viene "investito" dal Tso... nei suoi confronti  - dalla contenzione al sovraccarico di farmaci, finanche alla privazione di contatti con i familiari - siano permesse condotte altrimenti impensabili. Come se si entrasse - è il caso di Mastrogiovanni - in una dimensione parallela, ed il paziente si trasformasse da persona in "cosa".  In Italia avvengono 20000 Tso all'anno. Com'è la situazione in generale? Alcuni dati  indicano una differenza tra regione e regione: in Friuli Venezia Giulia ci sono 5 Tso per 100000 abitanti, in Sicilia 30 Tso per 100000 abitanti. Significa che da un lato c'è una strategia per non arrivare direttamente alla soluzione del Tso, mentre dall'altro lato c'è una maggiore superficialità e una minore efficacia dei servizi psichiatrici territoriali che dovrebbero svolgere una funzione "preventiva". Quale ruolo gioca il Sindaco nella procedura? E' uno dei problemi sul tappeto:  nella legge nel 1978 (ndr legge del 23/1978 n. 833 che agli articoli 33-35 disciplina i trattamenti sanitari obbligatori) la presenza del Sindaco veniva immaginata con un ruolo di garanzia del cittadino: lì intervento nella procedura è presto divenuto esclusivamente burocratico, un passaggio di carte senza alcuna contezza della effettiva necessità di ricorrere alla misura privativa della libertà personale. Non ho ancora trovato in Italia un sindaco che abbia rifiutato di ordinare un Tso che gli fosse stato proposto.Forse è il caso di pensare ad una figura diversa. magari il Garante dei diritti delle persone ristrette Lei è anche Tesoriere di Radicali Italiani, i quali chiedono una legge di riforma del Tso.  Sì, pensiamo ad una 'Legge Mastrogiovanni'  introduca, così come avviene per l'arresto ed il fermo,  una udienza di convalida, e verifica dell' utilità del prosieguo della privazione della libertà,  nel giro di 72 ore o giù di lì. Vogliamo dare a chi subisce il Tso un avvocato, di fiducia o di ufficio che sia. Siamo sicuri che il solo aumento del "filtro" e del controllo potrebbe più che   dimezzare i Tso attuali.


# DiamoVoceaFranco: la campagna per evitare casi simili
La famiglia di Franco Mastrogiovanni, da subito in prima linea per far emergere la verità, non vuole far spegnere i riflettori su questa buia vicenda e ha lanciato, attraverso il Comitato Verità e Giustizia per Franco Mastrogiovanni, la campagna #DiamoVoceaFranco: "l'obiettivo - ci racconta la nipote di Mastrogiovanni Grazia Serra -  è quello di non dimenticare mio zio Franco, porre attenzione sulle altre persone decedute negli ultimi anni nel silenzio generale mentre erano sottoposte a contenzione chimica e meccanica, e soprattutto evitare che episodi simili accadano un'altra volta. La campagna vuole inoltre chiedere l’introduzione nell’ordinamento italiano del reato di tortura e per questo vogliamo arrivare fino alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Secondo me, infatti, in quelle immagini si vede la tortura inflitta a mio zio. Voglio fare solo un esempio: non è forse tortura da parte degli operatori sanitari lasciare il cibo sul comodino per quattro ore senza preoccuparsi minimanente del fatto che mio zio fosse legato e non poteva nutrirsi da solo? ". Al momento, attraverso un video messaggio, hanno aderito alla campagna numerosi artisti ed esponenti del mondo della cultura tra cui Alessandro Bergonzoni, Eugenio Finardi, Paolo Virzì, e Moni Ovadia che ha pronunciato nel suo appello queste parole: "Franco Mastrogiovanni proprio nei giorni in cui si trovava in custodia delle Istituzioni pubbliche, di istituzione sanitarie che avrebbero dovuto avere cura di lui, una cura sacrale in quanto essere umano, titolare di dignità e di sacralità, è stato ridotto alla fine, nel modo più atroce, dal cinismo, da indifferenza che sono colpe molto più gravi di quelle che hanno rilevanza penale. Diamo voce a Franco Mastrogiovanni come se fosse un nostro congiunto, come se fosse nostro fratello, nostro padre, comunque una persona cara perché ciò che è accaduto a lui può accadere ad altri". Per aderire alla campagna basta inviare un proprio video all’indirizzo e-mail: diamovoceafranco@gmail.com (VS)

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