«Mio padre ha un buco in gola e lo vogliono far morire in cella»

di Valentina Stella (Il Dubbio 22 marzo 2017)

Immaginate un uomo con un tumore alla laringe, privo delle corde vocali, che ha da poco terminato diversi cicli di chemio e radio terapia, tracheostomizzato, sottoposto a nutrizione enterale, ovvero l’alimentazione tramite una sonda inserita praticando un foro direttamente nello stomaco, e con una polmonite con prognosi di guarigione di sei mesi. Logica, buon senso e rispetto dei diritti del malato vorrebbero che questa persona fosse assistita a casa propria o in un reparto ospedaliero. Invece se al paziente X diamo il nome di Vincenzo Stranieri le ipotesi di cura svaniscono e lo troviamo chiuso in una cella, in isolamento, sottoposto al regime del 41 bis, nel carcere milanese di Opera. Vincenzo Stranieri è noto per essere il capo fondatore della Sacra Corona Unita in Puglia, dopo essere stato tra i prescelti di Raffaele Cutolo per istituire alla fine degli anni 70 la Nuova Grande Camorra Pugliese.
Stranieri entrò in carcere la prima volta a 15 anni ma il salto di qualità lo fece col sequestro di Annamaria Fusco, giovane maestra figlia dell’imprenditore Antonio Fusco, rimasta per sei mesi nelle mani dei suoi rapitori, prima di essere rilasciata dopo il pagamento di un ricco riscatto. Per questo nel 1984 Stranieri fu arrestato e da allora non ha più conosciuto un giorno di libertà. Finisce al 41 bis appena viene istituito, ovvero 25 anni fa. Il suo passato di criminalità però, secondo sua figlia Anna, che si è sempre battuta per il padre, «non giustifica il trattamento che lo Stato gli sta riservando, si sta accanendo contro di lui e non si ferma neanche dinanzi a un gravissimo tumore.
Come ha certificato lo stesso direttore sanitario del carcere, mio padre ha una prognosi infausta a medio termine a causa di un carcinoma squamoso infiltrante della laringe», ossia siamo in presenza di un malato terminale: «vogliono fargli fare la stessa fine di Provenzano, aspettano che diventi un vegetale».
Il 16 marzo scorso, dalla lontana Manduria ( Taranto), Anna va a Milano pensando di trovare suo padre in ospedale, tuttavia è in cella in condizioni disumane: «è diventato uno scheletro, ha un buco in gola con una cannula che deve chiudere con un dito per poter emettere suoni incomprensibili; l’ho visto come sempre attraverso il vetro, senza poterlo accarezzare; non gli hanno neanche fornito un campanello per chiamare qualcuno se ha bisogno, deve battere qualcosa contro la parete o sulle spranghe del letto nella speranza che un agente lo senta. Questo è il trattamento per un malato di tumore?».
Per l’avvocato Lorenzo Bullo, che insieme alla sua collega Cubitoso assiste Stranieri, «siamo in presenza di una vera e propria crudeltà. Il 41 bis è una norma nata dopo le stragi mafiose per dare il segno di una presenza forte dello Stato ma oggi si è trasformato in tortura. Inoltre Stranieri non è mai stato condannato per omicidio ma solo per sequestro di persona e associazione mafiosa finalizzata all’ estorsione e traffico di stupefacenti. Sta pagando per fatti vecchissimi, oggi è una persona diversa». Quale pericolosità sociale può avere un soggetto che è entrato in carcere quando aveva 23 anni, ora ne ha 56, ed è pure malato terminale? Come ci spiega nel dettaglio l’avvocato Bullo «la pena del mio assistito si sarebbe dovuta concludere a maggio 2016 ma, secondo quanto previsto dalla sentenza definitiva, restavano ancora da espiare due anni di misura di sicurezza in una colonia penale agricola, tramutati in ' casa lavoro' nella sezione del regime duro del carcere de L’Aquila». A L’Aquila però il lavoro non c’è per gli internati, come denunciato anche dalla radicale Rita Bernardini che a luglio scorso si rivolse al capo del Dap Santi Consolo proprio per porre rimedio alla situazione. Aggravatesi le condizioni di salute Stranieri viene dunque trasferito nella struttura protetta di Milano “Santi Paolo e Carlo” per ricevere le cure adeguate e dove ha subìto un secondo intervento chirurgico: «è davvero un paradosso che il mio assistito si trovi in esecuzione di una misura di sicurezza detentiva della casa lavoro e sia contemporaneamente inidoneo a qualsiasi tipo di lavoro proprio per le sue condizioni di salute. È come dire a un malato terminale di lavorare» . Per questo i legali hanno presentato varie istanze per chiedere la sospensione della misura di sicurezza e in subordine una misura di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Manduria per farlo curare presso l’ospedale oncologico Moscati di Taranto. Risulta infatti evidente che Stranieri non potendo comunicare per mancanza delle corde vocali ed essendo fisicamente e psicologicamente provato dalla malattia e dalla lunga detenzione non può né lavorare né ritenersi pericoloso. Ed è anche per questo che proprio ieri l’avvocato Bullo ha presentato al ministro della Giustizia una integrazione alla istanza di revoca del 41 bis, allegando nuova documentazione medica, in quanto alla prima richiesta di ottobre e alla successiva di dicembre non c’era stata alcuna risposta.

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