La “Carovana per la Giustizia” da Rebibbia alla Calabria

di Valentina Stella Il Dubbio 9 giugno 2017

La “Carovana per la Giustizia”, partita ieri dal carcere romano di Rebibbia e promossa dal Partito Radicale insieme all’Unione delle Camere Penali Italiane, è giunta nella notte in Calabria. Gli obiettivi sono gli stessi per i quali ha lottato Marco Pannella: informare e sensibilizzare società civile e politica sulla necessità di una riforma strutturale della Giustizia. Ma ci sono anche dei traguardi a tempo da raggiungere: 3.000 iscritti al Partito Radicale entro il 31 dicembre per continuare a farlo vivere e 50.000 firme entro novembre sulla proposta di legge d’iniziativa popolare sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. «L’andamento della campagna di raccolta firme - ha dichiarato Giuseppe Belcastro, coordinatore separazionedellecarriere. it, durante la conferenza stampa - conferma che l’avvocatura italiana ha percepito perfettamente la rilevanza di quella che da tempo viene definita “madre di tutte le battaglie” ed ha risposto con un entusiasmo inaspettato. 36.000 firme in poco più di 30 giorni indica che l’iniziativa ha intercettato un bisogno largamente avvertito dai cittadini».
E tra i cittadini ci sono i detenu- ti, i primi diretti interessati della giustizia: «Insieme alle migliaia di reclusi, virtualmente in viaggio con noi, crediamo - dice Sergio D’Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino - che non si possa più aspettare per risanare la Giustizia in tutte le sue declinazioni: dalla lentezza dei processi all’abuso della custodia cautelare, passan- do per la tortura di Stato del 41bis e dell’ergastolo ostativo». Ma quello che si può fare subito, precisa la radicale Rita Bernardini, giunta al quindicesimo giorno di sciopero della fame, «è stralciare dalla parte del Ddl sul processo penale la parte che riguarda l’ordinamento penitenziario». E dunque, conclude Francesco Petrelli, segretario dell’Unione delle Camere Penali Italiane «saremo compagni di viaggio per un carcere più giusto, rispettosi dei diritti e dei principi della Costituzione, per l’amnistia come unico strumento capace di rimediare con urgenza alla condizione di sostanziale illegalità nella quale vivono migliaia di detenuti».

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