Altro blitz dall’ex 007 ma stavolta sono i radicali

di Valentina Stella Il Dubbio 1 agosto 2017

Dopo il blitz della Procura di Reggio, è arrivata anche la 'perquisizione' del Partito Radicale -  come l'ha definita ironicamente  Maurizio Turco - a casa dell’86enne ex numero due del Sisde Bruno Contrada: ieri pomeriggio Rita Bernardini, Sergio D'Elia ed Elisabetta Zamparutti si sono recati nella casa palermitana dell' ex Capo della Mobile di Palermo, nell'ambito dell'iniziativa della Carovana per la Giustizia, in questi giorni in corso in Sicilia, per raccogliere iscrizioni al Partito di Marco Pannella e sottoscrizioni alla proposta di legge per la separazione delle carriere, promossa dall'Unione delle Camere Penali Italiane. Nella conferenza stampa convocata subito dopo si è presentato un Contrada segnato dall'età ma soprattutto da "25 anni di dolore e sofferenza profonda" come ha ricordato Rita Bernardini che, annunciando la prima iscrizione al Partito Radicale da parte di Contrada, ha usato parole dure per la vicenda che ha segnato l'ex poliziotto: "Bruno Contrada ha subìto un trattamento vigliacco da parte dello Stato. L'Italia ancora non sa cosa vuol dire essere Stato di Diritto". Un bastone lo aiuta a stare in piedi ma a dargli forza, dopo un lungo calvario giudiziario, sono le sentenze che hanno revocato la condanna: " Non parlerò della mia vicenda giudiziaria, dovremmo stare qui da oggi fino alla fine dell'anno venturo. Non sono ancora in grado di dare un giudizio in merito agli ultimi accadimenti che possa corrispondere alla verità. Confesso di non aver capito quello che mi sta succedendo. Posso dire che per legge le perquisizioni non posso essere effettuate dalle 20 alle 7 di mattina, se non per motivi di urgenza. Nel mio caso quale urgenza c'era? Mi limito a dire a coloro che mi ascoltano o mi ascolteranno che nessuno dei fatti che mi sono stati contestati e addebitati, e per i quali sono stato condannato a 10 anni, sono stati da me commessi. Non ho mai commesso azioni contrarie ai principi e alla norme dello Stato, della nostra Patria, al massimo credo di essere incorso in qualche contravvenzione stradale". Pur se a tratti con la voce tremante riesce però a far passare un messaggio forte: "Ho scontato la pena rispettandola anche se l'ho criticata e appellata nelle sedi competenti. Vorrei che gli altri, in particolar modo coloro che  hanno preteso dai cittadini il rispetto delle sentenze, e che hanno indossato la toga, rispettino adesso le mie sentenze: e cioè quella europea di Strasburgo e quella della Corte Suprema di Cassazione". Per Sergio D'Elia "Bruno Contrada è un caso emblematico di decine di migliaia di casi, di quelle persone nei confronti delle quali vi è stato un accanimento giudiziario: la teoria dei processi a cui sono state sottoposte si è protratta per così tanto tempo per cui si può dire che un processo che si porta avanti per dieci, quindi anni  è un processo ingiusto di per sé; poi a ciò si aggiunge accanimento investigativo, come negli ultimi giorni, per cui una indagine per essere eclatante deve contenere il nome di un illustre personaggio e hanno trovato il nome di Bruno Contrada"

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