Perugia, il re del cashmere “ entra” in carcere con un laboratorio

di Valentina Stella Il Dubbio 5 agosto 2017

È con "un patto di responsabilità e cambiamento" tra il detenuto e l'amministrazione penitenziaria che la casa circondariale Capanne di Perugia punta ad essere un carcere modello per il reinserimento sociale, come sintetizza al Dubbio la direttrice Bernardina Di Mario. Ultimo progetto in ordine di arrivo è quello nato da un protocollo di intesa tra il Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Santi Consolo, e Carolina Cucinelli della “Brunello Cucinelli s.p.a.”, per la creazione di un laboratorio di sartoria artigianale all’interno di Perugia Capanne. L’accordo, realizzato dalla “Struttura organizzativa di coordinamento delle attività lavorative” del DAP, prevede la progettazione del laboratorio, la definizione dei cicli e dei tempi di produzione e un percorso finalizzato a formare nel tempo un numero di persone qualificate per l’intera lavorazione. Il progetto partirà a breve e consisterà nel confezionamento di maglioni in dotazione al Corpo di Polizia Penitenziaria. Vi parteciperanno circa 70 detenuti sia del reparto maschile che di quello femminile. Il prestigioso marchio – eccellenza italiana a livello internazionale nella produzione della maglieria – metterà a disposizione gratuitamente, oltre al proprio know how, personale specializzato per la realizzazione e la supervisione del design del prodotto realizzato dalle persone detenute. "Con l’accordo siglato si aggiunge un ulteriore importante tassello per l’impiego lavorativo delle persone detenute, per l’accrescimento delle loro competenze ai fini del reinserimento sociale e della prevenzione della recidiva", ci racconta la direttrice Di Mario che prosegue: "Tutti i detenuti che hanno partecipato a dei validi progetti all'interno degli istituti di pena, che li aiutano anche a rivedere la loro posizione all'interno della comunità, hanno una bassissima possibilità di tornare a delinquere. Per loro la recidiva si abbassa intorno al 20%. Invece, per coloro che non sono inseriti in percorsi trattamentali si alza al 60/ 70%. Tutto ciò incide anche sulla sicurezza sociale: persone reinserite non commettono reati". Per questo nel carcere di Perugia sono attivi diversi percorsi di studio: scuola primaria, scuola secondaria, biennio di scuola superiore e corsi di lingua italiana per gli stranieri. "Vogliamo abbattere innanzitutto la barriera della lingua - ci dice la direttrice  -  per fare in modo che tutti i detenuti possano comunicare tra di loro e conoscersi: lo straniero è diverso ai miei occhi nella misura in cui io lo sono ai suoi; ma se imparano a capirsi, possono rispettare le loro diversità e portare avanti una convivenza pacifica all'interno del carcere e poi fuori". Il passo successivo è quello del lavoro: "la possibilità di compiere dei lavori all'interno degli istituti è aumentata del 40% rispetto all'anno scorso. Noi qui abbiamo accettato subito la sfida di migliorare le condizioni detentive a seguito della sentenza Torreggiani, in linea con il progetto globale di cambiamento del DAP. Poniamo al centro il detenuto, la sua storia passata e quella presente per indirizzarlo grazie al lavoro della polizia penitenziaria,degli educatori, degli psicologici, degli assistenti sociali in un percorso finalizzato al suo reinserimento". Oltre ad attività sportive - calcio, basket e danza sportiva - realizzate in collaborazione con il Coni e la Figc, e ai laboratori di pittura, di origami, di botanica appena conclusi e quelli di uncinetto in corso nel carcere di Perugia vengono portate avanti molte attività lavorative, anche in articolo 21, quello cioè che prevede il lavoro all'esterno. "Abbiamo una azienda agricola - ci spiega orgogliosa la Di Mario -  i cui prodotti vengono venduti fuori dal carcere, negli anni passati con i fondi europei e con quelli della Regione abbiamo fatto corsi di formazione per cuochi, per imbianchini, per giardinieri. Alcuni progetti prevedevano anche borse di lavoro: alcuni detenuti sono stati chiamati da famosi ristoranti di Perugia e  sono stati così bravi e responsabili che sono stati assunti a tempo determinato e ora indeterminato, continuando a uscire in articolo 21.  Altri detenuti realizzano i kit ecologici per la raccolta differenziata distribuiti alla città di Perugia. Ne abbiamo assunto altri per la pulizia dei nostri locali". Insomma un carcere bel inserito nel tessuto sociale della città: "sì, è questo il nostro obiettivo. Abbiamo un laboratorio teatrale, grazie al quale abbiamo realizzato uno spettacolo a cui sono stati invitati i perugini".  Il detenuto trascorre poco tempo in cella dunque. "Attraverso la sorveglianza dinamica,  riusciamo a rendere fruibile sempre maggiore spazio alla popolazione detenuta. La cella rimane solo camera di pernottamento" .

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