Riccardo Magi: «Il referendum salverà il trasporto pubblico»

di Valentina Stella Il Dubbio 4 agosto 2017

A descrivere la situazione del trasporto pubblico romano ci pensano innanzitutto i numeri: dal 2006 al 2015 l’offerta complessiva di trasporto pubblico locale è diminuita di 13 milioni di vetture-km, l’offerta di bus elettrici è stata ridotta dell’80% e l’offerta tranviaria è calata del 30%. L'Atac inoltre ha accumulato un deficit di 1,1 miliardi di euro. Sono i dati forniti dai promotori del referendum "Mobilitiamo Roma": Radicali Roma e Radicali Italiani. Oggi intervistiamo Riccardo Magi, Segretario di Radicali Italiani, ed ex consigliere comunale nell'amministrazione di Ignazio Marino.  Secondo l'ex dg Bruno Rota l'Atac sarebbe ad un passo dal fallimento. Di chi è la responsabilità? Le responsabilità affondano almeno negli ultimi 10 anni di governo della Capitale. Ovviamente c'è una responsabilità in particolare della giunta Raggi: avrebbe potuto e dovuto prendere provvedimenti per evitare di arrivare a questo punto.Rota ha parlato di insolvenza dell'azienda. Così o l'azienda fallisce o si avvia un concordato preventivo come ultimo tentativo. Nel frattempo c'è il servizio che sta peggiorando ogni giorno di più. A settembre quando riapriranno le scuole e si dovrà garantire un servizio a pieno regime c'è il rischio che non ci siano le vetture.  Voi parlate di conflitto di interessi tra il controllore (Roma Capitale) ed il controllato (ATAC, di proprietà esclusiva di Roma Capitale). Questo è il vero problema alla base del disastro di Atac e che noi vogliamo superare con il referendum. Atac da molti anni non rispetta il contratto di servizio, non fornisce cioè il livello minimo di servizio che dovrebbe fornire. Il Comune di Roma dovrebbe applicare delle sanzioni, delle penali ma come fa ad applicarle a se stesso? Con la nostra proposta di messa a gara noi avremmo il Comune che programma il servizio, lo affida attraverso una gara pubblica e poi controlla che chi ha vinto la gara effettivamente svolga quel servizio che gli viene pagato. Controllore e controllato non coinciderebbero più.  In cosa consiste la liberalizzazione del servizio proposta dal referendum?  Vogliamo evitare che il Comune continui ad affidare il servizio del trasporto ad una propria azienda. L'affidamento deve avvenire attraverso una gara pubblica, trasparente, europea in modo da dare la possibilità di controllare e di intervenire se il servizio non viene reso come previsto nell'affidamento stesso. Per certi versi è l'uovo di Colombo: si tratta di una cosa che si sarebbe dovuta fare da molto tempo ma che non si è fatta perché intorno all'azienda ruotano troppi interessi.  Quanto manca al traguardo delle firme? Siamo ad un passo:abbiamo raccolto 26000 firme delle 29000 necessarie - l'1% della popolazione romana - da depositare entro il 12 agosto. In realtà solo fino al 9 possiamo raccogliere perché poi ci sono delle procedure da espletare, e la città si sta svuotando. Facciamo un appello a tutti quelli che non hanno firmato di farlo adesso. Invito tutti a visitare il sito mobilitiamoroma.it e scoprire dove sono i tavoli di raccolta firme. Qualcuno sostiene che la vostra proposta metterebbe a rischio i posti di lavori dei dipendenti Atac. C'è questo rischio? Assolutamente no, il rischio per i posti di lavoro si sta verificando adesso come risultato di una folle gestione pubblica dell'azienda. In queste ore stiamo andando incontro al fallimento con la conseguenza degli esuberi e delle casse integrazioni: questo non è dovuto alla liberalizzazione che è tutta da costruire e che è la nostra proposta. Se si riuscisse a mettere in campo un percorso di gara, la maggior parte dei lavoratori sarebbero assorbiti dall'azienda vincitrice della gara. Gli altri sarebbero ricollocati nelle altre aziende o usufruirebbero della clausole sociali. Sulle pagine di questo giornale sia Rampelli di Fratelli d'Italia che Morassut del PD si sono detti contrari al referendum: il primo perché vuole che Atac resti pubblica, il secondo perché sostiene che la gara per assegnare il servizio già c'è nel 2019. Lei come risponde? L'indicazione della gara c'è nel regolamento europeo e nella legge italiana ma non c'è nessun obbligo e il Movimento 5 Stelle proprio in questi giorni ha già detto di voler procedere ad un nuovo affidamento in house, cioè all'Atac stesso. Non è sufficiente quell'indicazione di cui parla Morassut e sta tutta qui l'importanza del nostro referendum: far dire ai cittadini che vogliono voltare pagine rispetto all'attuale disastro. Rispetto la posizione di Rampelli ma non trova nessun riscontro di efficienza e non capiamo perché bisogna continuare a far pagare a tutti i romani e italiani i danni di questa azienda pubblica.
Veniamo alla questione Roma in generale. Che giudizio dà di questa amministrazione? Ha deluso tutti coloro che si erano illusi che avrebbe portato un cambiamento radicale. Non ha avuto quel coraggio  - che era la parola centrale della campagna della Raggi  - di portare avanti quelle riforme radicali che sono l'unica possibilità per rilanciare una capitale soffocata dai debiti, dalle clientele, dai blocchi di interesse delle varie corporazioni. A distanza di un anno i romani e gli italiani non hanno ancora capito quali sono gli obietttivi di governo e come la sindaca Raggi intenda perseguirli.  Secondo Lei la sindaca dovrebbe dimettersi? No, la sindaca ha vinto le elezioni e quindi deve prendersi la responsabilità di governare se ne è capace. Ho l'impressione che sia completamente ostaggio di dinamiche nazionali: il Movimento 5 Stelle ha la necessità di mantenerla in piedi al di là dei risultati raggiunti. Da questo punto di vista c'è una continuità con le passate esperienze di governo della capitale: Roma sconta il fatto di avere un ruolo centrale negli equilibri politici nazionali. I sindaci si sentono così deresponsabilizzati.   Il pd romano sta facendo la giusta opposizione? È una opposizione imperscrutabile: non si capisce bene quale sia l'alternativa che propone. Per questo ringraziamo quegli esponenti del Partito democratico come Roberto Giachetti e Walter Tocci che hanno avuto il coraggio di aderire e riconoscersi nella nostra iniziativa di riforma. Come commenta la sentenza sul sistema di corruzione capitolino denominato impropriamente Mafia Capitale? A Roma c'è la Mafia?  Esiste una associazione a delinquere. Che non fosse di stampo mafioso e che ci fossero delle forzature abbastanza romanzesche era nell'aria. Il problema è che non c'è stata risposta politica a Mafia Capitale che è stata soprattutto una questione di procedure amministrative illegittime per l'affidamento di servizi, di proroghe illegittime dei servizi. Nella capitale persiste anche l'emergenza rifiuti. Come Radicali Italiani che soluzione proponete? Bisogna costruire degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti. Con la giunta Marino, anche se con grosse difficoltà, si erano progettati 4 eco distretti di nuova generazione che avrebbero chiuso il ciclo dei rifiuti, evitando gli alti costi di trasporto fori regione e all'estero. La giunta Raggi ha ritirato quel piano ma non ha chiarito l'alternativa. C'è stata la solita politica degli annunci ma poi per non rischiare di perdere consensi da parte di cittadini di determinate zone non ha chiarito dove realizzare i nuovi impianti.  Anche la situazione dei campi rom è motivo di malessere sociale. Noi abbiamo fatto una delibera che purtroppo non è stata accolta dal consiglio comunale né dalla Giunta per il superamento dei campi Rom che proponeva un piano con delle scadenze fisse in base alle migliori pratiche a livello europeo. Questa sarebbe stata una risposta a Mafia Capitale ma non siamo stati ascoltati.

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