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Visualizzazione dei post da gennaio, 2017

Per il diritto a un fine pena che non uccida la vita

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di Valentina Stella Il Dubbio 27 01 2017 Contro la pena di morte viva. Per il diritto a un fine pena che non uccida la vita': questo il titolo del convegno organizzato da  Ristretti Orizzonti,  diretto da Ornella Favero, venerdì scorso nella casa di reclusione di Padova. Dunque l’ergastolo al centro della discussione, soprattutto l’abolizione di quello ostativo, ovvero la pena perpetua, prevista dall’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario, che viene comminata a chi si è macchiato di delitti particolarmente gravi, relativi, per la gran parte delle volte, a fatti di criminalità organizzata e terrorismo. Il solo modo che questi condannati hanno per uscire dal carcere è la collaborazione con lo Stato - in pratica divenire dei pentiti - a meno che essa non sia impossibile o inesigibile. «Dopo 25 anni da quel tragico 24 gennaio ho incontrato la persona che ha fatto parte del commando che ha ucciso mio padre» racconta Sabina Rossa, figlia di Guido, sindacalista ucciso dalle  Brig

Il diritto di andarsene e quello di essere curato veramente

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di Maria Antonietta Farina Coscioni e Valentina Stella per Unità 27 01 2017 Sono importanti le parole; e occorre intendersi sul loro significato, se non si vuole rischiare una Babele, che favorisce solo chi ha interesse a confondere e sollevare ingiustificati polveroni. Più che mai necessaria, indispensabile, questa chiarezza, quando si parla di temi che riguardano la vita e la morte, la dignità di questa e di quella; il diritto di ognuno di noi di vedersi rispettare e garantire le proprie volontà. Giorni fa un noto dj, Fabo – al secolo Fabiano Antoniani – si è rivolto, con un video-appello, al presidente della Repubblica Mattarella. Fabo, dopo un gravissimo incidente stradale nel 2014, vive ora “bloccato a letto, immerso in una notte senza fine”: cieco e tetraplegico. Dice che vorrebbe poter morire, perché ritiene che così la sua vita non abbia più senso. Ci si è richiamato a un analogo caso, quello di Piergiorgio Welby. Anche lui, prigioniero in un corpo che non riconosceva

Ristorante “ Art. 21”, quando la solidarietà diventa buona cucina

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di Valentina Stella per il Dubbio 21 01 /2017 Da qualche mese a Taranto, a Porta Napoli, a due passi dal mare e dal quartiere Tamburi a ridosso dell'Ilva,  si può mangiare ottimo pesce in un posto molto particolare: è il ristorante sociale " Art. 21 ", nato da una idea di Don Francesco Mitidieri, cappellano del carcere di Taranto che insieme allo staff dell’associazione “Noi e Voi” gestisce una casa famiglia per carcerati in misura alternativa e richiedenti asilo. Costola della cooperativa è proprio la trattoria pugliese di cui fanno parte un detenuto in semi libertà, due ragazzi immigrati, sbarcati dall'Africa e transitati prima nei centri di accoglienza, e tre ragazzi della periferia tarantina che si alternano nella cucina e tra i tavoli del ristorante per una nuova esperienza di lavoro, di integrazione e solidarietà, di speranza per un futuro nuovo e diverso dal proprio passato. Ad affiancare i ragazzi come volontario c'è uno chef di professione  per fa

"Il diritto di bestemmiare (e comunque di offendere) è essenziale per l'ordine liberale"

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Vignetta sì, vignetta no?  # jesuischarlie Potremmo semplificare così: Questione di metodo: sì, il giornale satirico ha tutto il diritto di pubblicarla. Questione di merito: si può criticare il contenuto, esso può non piacere o può essere ritenuto desacralizzante o fuori luogo, ma un gusto personale non può trasformarsi in una proibizione collettiva.  Ricordo a tal proposito un editoriale del New York Time "The Blasphemy We Need" che sintetizzava così: 1) Il diritto di bestemmiare (e comunque di offendere) è essenziale per l'ordine liberale. 2) Non vi è alcun obbligo di bestemmiare, la libertà di una società non è proporzionale alla quantità di blasfemia che produce, e in molte circostanze la scelta di offendere può essere ragionevolmente criticata come inutilmente crudele o semplicemente stupido. http://nyti.ms/1sdaKw9

Non verrà consegnato alla Romania “non è garantito lo spazio vitale”

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di Valentina Stella per il Dubbio 17 01 2017 Non verrà consegnato alla Romania  il cittadino rumeno, attualmente domiciliato nel bresciano, ma condannato nel suo Paese d'origine per una serie di reati che vanno dal bracconaggio al contrabbando fino al concorso in rapina, commessi nel 2011 proprio nella regione dei Carpazi.  Lo ha deciso pochi giorni fa la Corte d'appello di Brescia in quanto lo Stato richiedente non garantisce nelle celle lo spazio minimo vitale per un detenuto, ovvero  i tre metri quadrati calpestabili. La vicenda ha inizio  lo scorso marzo quando il quarantenne rumeno era finito nel carcere di Canton Mombello in esecuzione di un mandato di arresto europeo. La Corte d’appello ne aveva disposto la consegna alla Romania. Ma nel mese di luglio la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli avvocati di fiducia dell'uomo, Alessandro Bertoli e Mauro Bresciani, che hanno evidenziato ai Supremi giudici la mancata richiesta alle autorità rumene da p

Rita Bernardini: «A Orlando consegneremo il libro della nonviolenza »

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di Valentina Stella Il Dubbio 13 01 2917 Il 18 gennaio il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, svolgerà alla Camera la relazione annuale sulla situazione dell’amministrazione giudiziaria nel Paese. Ma tra i suoi appuntamenti prossimi ci sarà anche l’incontro con una delegazione del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, guidata da Rita Bernardini. Come nasce questo incontro? Da una tanto cortese quanto genuina e sentita telefonata di auguri che il ministro mi ha fatto nel pomeriggio inoltrato dell’ultimo giorno dell’anno. Sono stata io a proporgli di vederci, anche perché vogliamo consegnargli, così come a Papa Francesco e al Presidente  Mattarella, l’enorme “libro della nonviolenza” che contiene le lettere con i nomi dei ventimila detenuti che il 5 e 6 novembre hanno digiunato per sostenere gli obiettivi della Marcia dedicata dal Partito radicale a Marco Pannella e a Papa Francesco per richiedere “amnistia, indulto  e riforma della giustizia”, e par

D'Elia: nelle carceri non hanno dimenticato Marco

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Di Valentina Stella (Il Dubbio 7 01 2017) Sono terminate in concomitanza con l'Epifania le visite dei militanti e dei dirigenti del Partito radicale nelle carceri italiane. Quaranta gli istituti di pena, da nord a sud passando per le isole, in cui i radicali dal 23 dicembre hanno trascorso parte delle festività natalizie insieme con i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria. Questo è stato il primo anno senza il leader Marco Pannella ma la sua scomparsa, avvenuta lo scorso 19 maggio, non ha fermato la tradizione radicale di condividere le feste e “dare speranza” a quelli che Pannella appellava con “gli ultimi”. Per fare un bilancio dell'iniziativa abbiamo incontrato Sergio D'Elia, membro della presidenza del Partito radicale e segretario di Nessuno Tocchi Caino. Partiamo subito dalle condizioni delle carceri. Qual è il loro stato di salute?  Chiaramente è difficile esprimere un giudizio che possa fornire un quadro complessivo. Ci sono realtà diverse in tutta

Youssef Sbai sarà il primo docente di fede musulmana "Spiegherò agli agenti la mia religione"

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di Valentina Stella Il Dubbio 05/01/2017 Youssef Sbai sarà il primo docente di fede musulmana ad entrare nelle scuole italiane di Polizia Penitenziaria. Cinquantasei  anni, da 36 in Italia, Sbai è originario del Marocco, musulmano sunnita, vive con la moglie a Massa Carrara, fa l'imprenditore e segue un dottorato in Scienze sociali presso l'Università di Padova, è stato cofondatore e vice presidente nazionale dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche in Italia. Dottor Sbai qual è lo scopo di questo suo nuovo incarico?  Sono due gli obiettivi: in primo luogo quello di aiutare i detenuti musulmani a professare la propria religione in modo corretto; e poi quello di aiutare il personale carcerario a capire la religione musulmana e gli aspetti culturali relativi ai territori di appartenenza dei detenuti per comprendere il loro comportamento,  così da esercitare la loro professione con più serenità e riuscire ad individuare un comportamento religioso "corrett