Dell’Utri, un altro no Finepenamai...

Di Valentina Stella Il Dubbio 6 aprile 2018
Ieri si sono scritte altre pagine della complicata vicenda che riguarda la detenzione di Marcello Dell’Utri, sia sul fronte italiano che su quello europeo.  Nella mattinata vi è stata una nuova udienza dinanzi al Tribunale di Sorveglianza di Roma per discutere della presunta incompatibilità tra detenzione e condizioni di salute di Marcello Dell’Utri: i suoi avvocati hanno chiesto con un'istanza di verificare se le condizioni in cui è detenuto l'ex senatore di Forza Italia siano compatibili con i diritti umani. Per i difensori, Simona Filippi e  Alessandro De Federicis, il trattamento cui è sottoposto Dell'Utri,  condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, sta  aggravando le condizioni fisiche e psichiche dell'ex senatore di Forza Italia, affetto da cardiopatia, diabete e tumore alla prostata, e  ricoverato dal 14 febbraio scorso al Campus Biomedico di Roma,  piantonato 24 ore su 24 da due agenti. Lo scorso 6 febbraio i giudici del Tribunale di Sorveglianza avevano negato la scarcerazione per motivi di salute. In una lettera  consegnata ai suoi difensori e depositata ieri in Tribunale, Dell'Utri chiede infatti di pronunciarsi sulla "compatibilità delle attuali condizioni  di restrizione, in quanto le stesse non sono più procrastinabili e  stanno determinando un evidente degrado delle mie condizioni fisiche e psichiche e pertanto necessita di essere trattata con la massima urgenza". Come denunciano i suoi difensori, l’uomo “è costretto a stare in una stanza in cui non è  possibile neanche aprire la finestra e dorme con una luce sempre  accesa puntata in faccia". La decisione del Tribunale di Sorveglianza è attesa per lunedì. L’unica certezza è che dell’Utri, se nulla cambierà, tornerà in carcere a Rebibbia il 20 aprile prossimo al termine del  ciclo di radioterapia che sta facendo per il cancro di cui è affetto. Sul fronte europeo, invece, ieri l’ANSA ha reso noto che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha "deciso di non chiedere al governo italiano di adottare misure per sospendere l'esecuzione della pena di Marcello Dell'Utri", contrariamente a quanto da lui richiesto. La decisione è stata presa il 29 marzo scorso, ma resa nota solo ieri. Come ci hanno precisato gli avvocati Saccucci e Nascimbene, la Cedu ha respinto una domanda straordinaria di provvedimento cautelare a tutela della vita del detenuto Dell’Utri che avevano presentato qualche mese fa: “è stata respinta perché da quando è stata presentata la situazione è profondamente mutata; a dicembre era estremamente critica come attestato anche dal Garante dei Detenuti Mauro Palma. Successivamente c’è stato il trasferimento al Campus Biomedico dove è iniziato il trattamento radioterapico. Quindi a fronte di questa situazione la Cedu  - che ribadiamo non ha il potere di liberare nessuno  ma soltanto di adottare in casi estremamente eccezionali e di gravità estrema dei provvedimenti a tutela della vita di persone che stanno per morire  - ha ritenuto che in questo momento non ci fosse questo pericolo. È bene sottolineare – evidenziano i legali – che la situazione è in continuo mutamento. Il quadro complesso della salute di Dell’Utri non si risolve con le dimissioni dal Campus Biomedico. La situazione andrà rivalutata: la convalescenza, dopo tutti questi cicli di radioterapia e una situazione cardiaca compromessa, non andrebbe di certo fatta tra le mura di un carcere”.  “La notizia che la Corte europea dei diritti umani ha detto no alla richiesta di sospensione della pena, per motivi di salute, presentata da Marcello Dell'Utri  - ha commentato l'ex onorevole di Forza Italia Amedeo Laboccetta  - getta nuovo sconforto su una vicenda che non vuole tenere in alcun conto l'aspetto umano privilegiando esclusivamente quello giuridico su cui del resto ci sarebbe molto da obiettare. Un altro pessimo tassello si aggiunge a questa storia che dà un quadro di una giustizia senza né cuore né anima”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue