Abbate: mi dissocio dalle minacce all'avvocato Miroli

Di Valentina Stella Il Dubbio 10 maggio 2018
È con un lungo post su facebook che il giornalista di Panorama e Quarto Grado, Carmelo Abbate prende posizione su quanto vi abbiamo raccontato due giorni fa proprio da queste pagine: la lettera intimidatoria accompagnata da un proiettile calibro 9 arrivata all’avvocato Andrea Miroli e al suo assistito Antonio Ciontoli, condannato in primo grado a 14 anni di reclusione per la morte di Marco Vannini. La lettera conteneva un messaggio farneticante, e veniva fatto proprio il nome del giornalista: “Ha ragione Carmelo Abbate – scriveva l’anonimo -  non basta la giustizia, ci deve essere vendetta e qualcosa di spietato per un vigliacco come te e così anche per il tuo avvocatuccio”. E così Abbate ha deciso di prendere le distanze da tutto questo: “È un fatto grave, per il quale esprimo la mia totale, sincera, incondizionata solidarietà al signor Antonio Ciontoli, alla sua famiglia e all’avvocato Miroli.  L’esercizio privato del diritto per far valere le proprie ragioni, la giustizia fatta in casa, la vendetta per sanare un torto subito, sono totalmente estranee al mio modo di pensare, di essere e di stare al mondo. […]Ribadisco quindi che anche in quella circostanza in cui auspicavo una "giustizia spietata" nei confronti dei Ciontoli, non mi riferivo certo a una sorta di giustizia alternativa a quella del tribunale.” Dunque solidarietà al legale, che insieme all’Unione Camere Penali, aveva evidenziato come il diritto alla difesa, sancito dalla nostra Costituzione, sia sempre più in pericolo. Ma Abbate non si ferma alle parole e passa all’azione: “a tutela del mio buon nome leso dal messaggio recapitato all’avvocato Miroli, ho presentato una denuncia querela negli uffici della Questura di Milano”. L’opinionista Mediaset ci tiene anche a precisare con non vuole ritagliarsi affatto il ruolo di istigatore delle masse: “Chi mi ascolta […] sa per esempio che sono fermamente contrario alla pena di morte come all’ergastolo, che considero antiscientifico, anticostituzionale e figlio di una concezione della giustizia che demanda allo Stato il potere di consumare vendetta”. E riprendendo quanto scritto in un libro co-firmato con Pietrangelo Buttafuoco, ‘Armatevi e morite’, si scaglia proprio contro quella giustizia sommaria e privata che alimenta l’anonimo autore della lettera: “Per fortuna ci sono le regole, anche quando ci sembra che non siano perfette e che non soddisfino a dovere la nostra domanda di giustizia. Per fortuna ci sono le leggi, che ci sollevano dai nostri istinti più repressi, dalle nostre passioni, dal nostro dolore, dalla nostra insaziabile sete di vendetta.  La vendetta è l’esatto contrario della giustizia, la vendetta fa a cazzotti con quel meraviglioso sentimento chiamato amore. La vendetta non fa mai giustizia. Mai, in nessun caso. Neppure quando ci sembra cosa buona e giusta”.

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