La mobilitazione degli avvocati per spingere la riforma

di Valentina Stella Il Dubbio 3 maggio 2018

La riforma dell’ordinamento penitenziario è ancora in bilico. Dopo un iter lungo e accidentato e una approvazione più volte annunciata ma mai portata a casa dal governo Gentiloni, un barlume di speranza l’aveva dato il presidente della Camera Roberto Fico, il quale lo scorso 17 aprile, su input del Presidente Mattarella, aveva chiesto ai gruppi parlamentari di intraprendere una “riflessione”, affinché sul testo venisse espresso un parere da parte della Commissione speciale di Montecitorio, da dove era stato bandito per l’ostruzionismo del Movimento 5Stelle e del centrodestra, Lega in testa. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, aveva anche avanzato l’idea di procedere comunque. Due possibilità per sbloccare la situazione, che però non si sono avverate. Da quel dì nulla è cambiato e la riforma, già condivisa da avvocati, magistrati ed esperti del diritto e del mondo penitenziario si radica sempre di più in un terreno di lotta tra chi la vorrebbe porre nell’oblio e chi invece è di nuovo in prima linea nel richiedere il rispetto dei diritti di tutti i detenuti.

Su questo secondo fronte di battaglia c’è sicuramente l’Avvocatura, con i penalisti in testa, che oggi prosegue la due giorni di astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria e si riunisce a Roma dalle

9,30, presso la Residenza di Ripetta, dove si svolgerà la manifestazione nazionale organizzata dall’Ucpi e dalla Camera Penale di Roma e patrocinata dal Consiglio Nazionale Forense “per ripristinare la legalità nelle carceri” e per “sensibilizzare la politica, l’opinione pubblica e l’informazione” su una riforma – come più volte dichiarato dai promotori dell’iniziativa – che mira al rispetto della legalità costituzionale, e non rappresenta invece uno “svuotacarceri” come una parte della politi- ca erroneamente va affermando. Infatti, come ha ribadito nel messaggio di convocazione il Presidente delle Camere Penali Beniamino Migliucci, a cui sono affidate le conclusioni dell’assemblea odierna, si tratta di un provvedimento che mira a rafforzare la sicurezza e non a scarcerare pericolosi delinquenti: “lo dicono le statistiche e i magistrati di sorveglianza. Chi impara un lavoro in carcere ha percentuali di recidiva vicino all’ 1%, chi ottiene una pena alternativa pari al 30%, chi sta solo in carcere al 70%. Il che vuol dire che il carcere crea nuovo carcere. Dal 1975 con la riforma Gozzini sono diminuiti gli omicidi e le rivolte in carcere: ora quella riforma va attualizzata. Anche per evitare che l’Italia sia nuovamente richiamata dall’Europa per le condiaveva zioni delle carceri. Il rischio c’è perché ci stiamo avvicinando di nuovo ai 59mila detenuti”.

Stamane interverranno il Vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, l’accademico Giovanni Fiandaca, il garante dei detenuti Mauro Palma, il Presidente del Cnf Andrea Mascherin, Rita Bernardini del Partito Radicale, il Presidente della Camera Penale di Roma Cesare Placanica, il Presidente di Antigone Patrizio Gonnella e Piero Sansonetti. Il presidente della Camera Roberto Fico era stato invitato alla manifestazione, ma non potrà esserci per impegni istituzionali. Saranno invece presenti delegati delle varie Camere penali italiane che hanno anche organizzato iniziative sui loro territori, come nel capoluogo lombardo dove gli avvocati del Distretto della Corte d’Appello di Milano hanno previsto per oggi alle ore 13 sulle scale del Palazzo di Giustizia un flash mob di protesta per la mancata approvazione di “una riforma fondamentale che cerca di dare piena attuazione al principio costituzionale del finalismo rieducativo della pena”.

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