Legnini e Minisci: servono uffici stampa nei Tribunali

di Valentina Stella Il Dubbio 18 maggio 2018

Sì a uffici stampa giudiziari e linee guide sulla comunicazione da parte dei magistrati: sono queste le novità esposte ieri al Salone della Giustizia da Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, e da Francesco Minisci, presidente dell’Anm. Durante il convegno su “‘ Magistratura e Media”, il nuovo vertice del “sindacato” dei giudici si è detto favorevole all’introduzione di addetti stampa in Procure e Tribunali: «Non so se troverò il favore dei giornalisti, che cercano un quid pluris. Ma se quel ‘ di più’ sono informazioni coperte dal segreto o dati sensibili, non lo possiamo accettare. Non possiamo accettare i frammenti di gossip giudiziario e scarti di intercettazioni. E siamo contrari alla spettacolarizzazione: i processi si devono celebrare nelle aule dei tribunali, non sui giornali». Minisci si è quindi detto contrario «alla sovraesposizione mediatica del singolo magistrato: cose di questo tipo ci sono state, talvolta non volute, talvolta invece ricercate dal diretto interessato. Promuoverò incontri tra magistratura e giornalisti per un percorso di crescita comune».
D’accordo la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: «Ogni volta che le indagini o i processi diventano, per le motivazioni più disparate, oggetto di dibattiti sui quotidiani o in televisione, non si fa mai un buon servizio alla giustizia». Ecco perché il rapporto tra media e magistratura «è uno dei nodi da sciogliere per poter concentrare gli sforzi sul reale miglioramento della qualità del lavoro degli uffici giudiziari». Le fa eco Legnini: «La completa e trasparente comunicazione costituisce un dovere degli uffici giudiziari italiani. Comunicare correttamente la giustizia accresce il grado di fiducia dei cittadini nei confronti dei giudici e pm. Di ciò ci stiamo occupando con la commissione di esperti coordinata dall’ex presidente della Cassazione Giovanni Canzio, che ha da pochi giorni concluso il suo lavoro licenziando una pregevole proposta. Adesso dovranno essere gli organi consiliari a esprimersi sulla possibilità di emanare linee guida in materia di comunicazione degli uffici requirenti e giudicanti. La corretta comunicazione sull’attività delle Corti», ha concluso, «è un dovere nell’interesse dei cittadini. Al Csm siamo partiti da questo convincimento e, dopo aver promosso numerose iniziative, abbiamo avviato un lavoro finalizzato a verificare la possibilità di emanare queste linee guida. Una necessità: perché si verificano delle storture, dovute al corto circuito, a rapporti privilegiati di alcuni, pochi magistrati, con gli organi di stampa».

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